mercoledì 29 aprile 2009

...e poi ci sono giornate come queste...

Quando, questo pomeriggio, Alessio bussa alla mia porta il cielo e' quasi nero e io sto guardando fuori dalla finestra queste "fantastiche" nuvole minacciose... inizia a piovere, o meglio inizia un diluvio con lampi, tuoni e vento...
Tra le paure di Alessio c'e' anche quella del temporale...
Seduti uno di fianco all'altro, la schiena appoggiata al muro, una coperta che ci copre perche' il freddo si inizia a sentire, luci spente, guardiamo alla finestra il grande albero che si muove per il vento e la pioggia forte che batte sul vetro.
Aspettiamo i lampi e quando arrivano gridiamo, ridiamo, cantiamo....tra un tuono e l'altro chiacchieriamo amabilmente, ed e' in uno di questi momenti che lui si gira verso di me e mi dice:
... "bella furba che sei!"
Io rido e stupita rispondo: " perche'?"
"perche' ti pagano per giocare e cantare alla pioggia....bel lavoro che ti sei scelta!"

Tornando a casa in macchina sotto la pioggia ripenso alla frase di Alessio e rido...
...bella furba che sono!

alla prossima pioggia...ops ...volta

bb

martedì 28 aprile 2009

Parco Vita - La scelta -


...Sono dentro...
...di colpo il rumore della citta' svanisce e quello che appare davanti ai miei occhi e' qualcosa di straordinario: nel senso vero e proprio della parola ...incredibile !!!...
Sembra di essere in un film di Hayao Miyazaki!
Mi fermo ad osservare la cartina che spiega ed indica le varie parti del parco: c'e' il ponte dei legami, la montagna del non detto, il sentiero degli obiettivi raggiungibili, l'autostrada dell'onnipotenza,la caverna dell'ansia, il lago dell'identità e della chiarezza , il fiume del lasciare andare, la vallata del silenzio ed altri posti ancora …
Da dove partire?...decido di dedicarmi del tempo nel posto in cui sono e rifletto a quante volte ogni giorno siamo di fronte ad una scelta piu' o meno importante....
L'acqua la vuoi liscia o gassata? Maglia bianca o maglia blu? Pantaloni o gonna?A che ora ci vediamo? Cosa e' meglio per me? .... E a quanto a volte sia difficile scegliere...c'e' chi addirittura non sceglie... ma siccome secondo la teoria della pragmatica della comunicazione e' impossibile non comunicare io penso allora che sia altresì impossibile non scegliere ..... scegliere di non scegliere e' gia' una scelta...
...e intanto che questi folli pensieri frullano nella mente mi accorgo che sono in piedi in mezzo ad un cerchio e dai miei piedi partono un'infinita' di strade...
...un'infinita' di scelte ....
...sono colorate ....
...sono strade ...
...sono possibilita' ....
....opportunita' ....
...sono scelte da fare...
...faccio un giro su me stessa ....
...quante sono!!!
....e che colori!!!
...mi siedo e scelgo di gustarle un po' nel silenzio illuminata da quegli splendidi colori...poi mi alzo e mi dirigo verso la strada che porta al ponte dei legami....ma questo luogo ve lo racconto la prossima volta...
bb

lunedì 27 aprile 2009

La Pratica della Fiaba - Il Lupo Bianco -

Il lupo bianco e' una versione poco conosciuta della favola "la bella e la bestia". La storia segue le linee dell'originale ma si conclude male.
All'inizio della fiaba il padre chiede alle figlie di esprimere un desiderio. Le prime due chiedono un vestito l'ultima, solo dopo insistenza, chiede una rosa che parla. Il padre che non si scoraggia cerca di esaudire anche questo desiderio che appare impossibile e la sua perseveranza lo fa arrivare al giardino in cui le rose parlano.
Ma questo luogo fantastico racchiude in se' un temibile pericolo: il lupo bianco.“Tutti coloro che entrano in questo castello devono morire” Questa e' la sentenza del lupo bianco ed il padre non puo' ridare la rosa per salvarsi, e' troppo tardi. Il lupo bianco esige la figlia, colei che ha espresso questo desiderio cosi' assurdo perche' capisce che e' lei che e' destinata a lui.
La ragazza, nel momento in cui entra in questo mondo, vive momenti meravigliosi, ma deve condividere il grande dolore del principe che, vittima di un incantesimo, deve vivere come un lupo bianco dall'alba al tramonto.Lei e' la sola che lo possa liberare ma per compiere questo cambiamento miracoloso non riceve nessuna indicazione, deve indovinare tutto da sola aiutata dall'ispirazione, ponendosi sulla stessa frequenza del mondo meraviglioso che l'ha accolta.Questo mondo le da' tutto ma le richiede a sua volta tutto in cambio e come prima cosa in questo luogo vige la regola assoluta incisa sul muro di marmo bianco “qui non si parla”.
La prova consiste non tanto nel mantenere il silenzio quanto nel resistere all'assalto del mondo esterno rappresentato nella fiaba dalla due sorelle che curiose vogliono sapere tutto. Il “voto” del silenzio dovrebbe aiutare la ragazza a dar vita ad una coscienza sempre piu' forte rispetto al suo vecchio mondo.In questa versione la ragazza non riesce a contenere le richieste delle sorelle e viene meno alla regola del silenzio. Il lupo bianco muore all'istante e la ragazza si rende conto del suo errore ma e' troppo tardi.
...A volte succede che tutto procede bene, fin troppo...e se non si riesce a controllare l'accelerazione della fortuna tutto si puo' trasformare in un pericolo inquietante, dunque se si vuole stare al passo con la fortuna bisogna fare attenzione ai minimi segnali e rispettare scrupolosamente le “regole” anche se ci sembrano assurde. In caso contrario rischiamo di sciupare le meravigliose opportunita' che ci si possono presentare. Ma tutto questo non e' molto semplice perche' richiede un grande sforzo ed anche una grande capacita' intuitiva.

Merci a Edouard P. e Jean Pascal D.
Alla prossima volta,
bb

domenica 26 aprile 2009

Le domande di Eugenio

EU: "Non credi che aprire un blog sia un atto un po' tanto narcisistico?"

BB: "Per me aprire questo blog e' stato un atto. Il primo atto.
Non nego comunque che in questo modo alimento anche il "narciso" che e' in me. "

EU: "Cosa significa per te blog? "

BB: "Questo blog e' un diario che segue in parte il modello di scrittura autobiografia di Ira Progoff. Si tratta per me di raccogliere pensieri, voli di fantasia, riflessioni, attimi di vita e di fermarli scrivendoli per poi lasciarli andare di nuovo e proseguire"

EU: "Perche' lo Specchio di Barbara?"

BB:"Perche'e' stato allo specchio che ho preso questa decisione,
perche' e' allo specchio che ci si puo' vedere dentro,
perche' gli altri sono il nostro specchio,
perche' noi siamo lo specchio per gli altri,
perche' la mia gatta quando guarda lo specchio mi sembra che entri in un'altra dimensione e voglio provarci anch'io,
e poi ultimo ma non perche' meno importante perche'...
..."specchio specchio delle mie brame..." ;-) "


EU:"Cio' che scrivi ti riguarda personalmente, riguarda le persone che conosci o e' tutto frutto della tua fantasia?"

BB:"Cio' che scrivo mi riguarda, riguarda le persone che conosco ed e' frutto della mia fantasia"

EU: "Per ora sono soddisfatto cosi'...alla prossima volta."

BB:"Molto bene, alla prossima volta allora"

sabato 25 aprile 2009

Il mondo smascherato




Apro il libro delle risposte e leggo:

"resta seduto al tuo tavolo e ascolta...
devi solo aspettare, stare tranquillo, immobile ed in solitudine.
Il mondo ti si offrira' spontaneamente per essere smascherato,
non ne puo' fare a meno, si presentera' ai tuoi piedi."
(Franz Kafka)

...beh...grandioso! tutto questo mi fa pensare alle maschere...
le maschere che indossiamo con gli altri e per gli altri
le maschere che nel silenzio, nella solitudine a volte togliamo...
...a volte ...
...perche' succede che quando per tanto tempo si indossa una maschera si corre il rischio di non riuscire piu' a togliersela e di rimanerci incastrati...
...ma nel teatro della vita siamo chiamati a giocare tanti ruoli diversi e ad indossare molteplici maschere nel confronto con gli altri...
Il problema non sta nell' indossare queste maschere (come spesso ho creduto) ma nel confondersi con queste e perdere la propria identita'...

ed ora allora nel silenzio resto ad ascoltare
ed allo specchio guardo il "mio" mondo smascherato

giovedì 23 aprile 2009

Un treno chiamato Lieto Fine


Siamo all'ultima fermata: il treno del lieto fine sta per terminare il suo viaggio...
I passeggeri scendono e si salutano: baci e abbracci stretti, grandi sorrisi e qualche lacrima ...eh si' qui una lacrima ci sta!
Ed intanto nella mia mente scorrono le immagini che gia' diventano dolci ricordi.
Penso a questo treno che e' partito qualche anno fa e al viaggio che ha fatto.
Penso ai suoi passeggeri, miei compagni di viaggio.
Penso ai compagni di viaggio che mi hanno accolto quando sono salita, a quelli che sono scesi proprio nel momento in cui il treno stava correndo e raggiungendo un traguardo, a quelli che nonostante tutto non sono mai scesi, a quelli che sono saliti solo per vedere ma non per partecipare, inconsapevoli del fatto che gia' stavano partecipando...

C'e' qualcuno che dice che niente e' per sempre e tutto finisce ...
...ma c'e' anche qualcuno che dice che l'energia non muore mai ma si trasforma..
... e a me piace pensare a questa esperienza come a qualcosa che e' finita, sì ma... l'energia che si porta dietro no, quella non e' finita.
Si trasformera' in qualcosa di unico per ognuno dei partecipanti ...quale sia la trasformazione di questa energia ancora non lo so, non mi resta che aspettare e restare in ascolto...

Ed ora mi prendo un po' di tempo per preparare il mio regalo per i miei compagni di viaggio...perche' e' importante lasciare un segno quando qualcosa finisce, e' necessario per poter integrare la parola "fine" nel proprio vocabolario emotivo come esperienza comunque positiva.

Alla prossima volta,
bb

P.S:
..mi alzo e guardo fuori dalla finestra: il vento mi accompagna in questo momento di cambiamento...come sempre del resto ...il vento, il mio compagno di viaggio preferito...
...e credo anche che presto piovera' forte ... ;-)

martedì 21 aprile 2009

Parco Vita - seconda parte-



Continuavo a vedere quel famoso volantino arancione attaccato alla mia bacheca ogni mattina ...e mi dicevo che potevo anche andare a vedere di cosa si trattasse ...ed infatti dopo qualche giornata passata a pensare ai pro e ai contro prendo la decisione e “scendo” in martesana.
Volantino in mano, braccialetto del piccolo principe come amuleto e mi dirigo verso il parco vita emozionata e con una sensazione di “illogica allegria”.

Una grande cancellata in ferro battuto con cuori circolari: questo e' l'ingresso.... rimango colpita da quei cuori circolari in ferro battuto e resto li' a fissarli, il mio sguardo segue le linee e cerco di disegnarli nella mia mente...ad un certo punto, pero', sento il campanello di una bicicletta, mi giro: e' lui!
Il cancello si apre, lui entra ed io rimango fuori !
Ma come.... non mi ha visto?!

“...Mi scusi?” grido prima che sparisca di nuovo nel nulla
L'uomo si gira di scatto e con uno sguardo sottile mi fissa negli occhi e mi chiede:
“Hai l'invito x entrare?”tono secco e senza tante cerimonie...
“Mah..veramente qualche giorno fa proprio lei mi aveva consegnato un volantino... non so se quello puo' essere ............”
“Hai l'invito per entrare?” mi interrompe e fa la stessa domanda
“Ma veramente le ho appena detto che...”
“Hai l'invito per entrare?”
Incredibile! Continua a ripetere la stessa domanda come se non sentisse le mie parole o come se dovessi capire qualcosa…Si' ma cosa?!
“Hai l'invito per entrare?”
“Si!” rispondo con una certa sicurezza illuminata da una verita' del momento.
“Fammelo vedere allora!”
Ed io allora gli consegno il foglietto arancione e...
“...questo e' il volantino, hai l'invito per entrare?”
Caspita! Pensavo di avere capito...ed invece no....!

Quando sto per rinunciare mi viene in mente una frase che spesso una mia amica mi ripeteva prima di incontri con persone particolarmente abili in comunicazione distorte:
“Ricordati: a domanda rispondi con domanda” ed allora rispondo all'ennesima domanda del nanetto:

“chi si prende cura di chi si prende cura?” senza aggiungere altro.

....ed il cancello si apre ….

Lui mi fa segno di entrare con un inchino e con la mano mi indica la strada e mi dice:
“Puoi chiamarmi Grullo se vuoi...”
Mi scappa una risata ma il suo sguardo mi fulmina all'istante e dunque mi ricompongo subito.. .
Ammetto che ho un po' di timore di questo “Grullo”... ma tutto questo mi inizia a piacere molto molto molto... mi sembra un gioco, una sfida tra folli...e a me piacciono questi giochi....
Guardo dritto negli occhi il mio nuovo amico Grullo e gli dico sorridendo: “Io mi chiamo Barbara ”

...e davanti a me una porta azzurra si apre e si intravede un pavimento a scacchi bianco e nero....

UAO.....sono dentro !

alla prossima volta,

bb

domenica 19 aprile 2009

La pratica della fiaba - Cappuccetto Rosso -

La caratteristica principale di cappuccetto rosso e' quella di essere amata da tutti, in particolar modo dalla nonna,e il cappuccio che indossa sempre (regalo della nonna) e' un segno di identificazione molto forte. E' il simbolo di un amore passionale e vivo che protegge e avvolge.
A cappuccetto rosso viene "affidata una missione": portare i doni della primavera alla nonna, e' un momento raro e prezioso, dopo la lunga separazione dell'inverno, ed il cuore e' in festa. Questa gioia e' ostacolata, pero',dalle inutili raccomandazioni della mamma. Inutili perche' la mamma tralascia di mettere in guardia la bimba dall'unico vero pericolo che incombe su di lei: il lupo. Paradossalmente questo sara' cio' che le permettera' di fare l'esperienza dell'incontro con il lupo.
...“lungo il sentiero cappuccetto rosso incontro' il lupo, ma poiche' ignorava che si trattava di un animale pericoloso, non si spavento'”. Il lupo, selvaggio e calcolatore, apre gli occhi alla bambina : le fa vedere la bellezza e la ricchezza del mondo che la circonda. E cappuccetto rosso lascia la sua traiettoria per far vibrare il suo cuore all'unisono con la primavera.
Il lupo e' colui che risveglia in cappuccetto rosso facolta' a lei nascoste che le permettono di sperimentare uno stato di duplice attenzione attraverso il quale apre la sua ricettivita', la sua capacita' di ricevere e sentire tutto cio' che si presenta.Cappuccetto rosso e' al contempo sul sentiero e al di fuori dal sentiero.
Quando giunge alla casa della nonna non e' piu' come quando e' partita da casa si trova in una condizione di attenzione fluttuante prossima all'intuizione ma, inebriata dalla passeggiata nel bosco nota senza poterli interpretare mille segnali che la disorientano. E fa l'esperienza del lupo in un vero e proprio faccia a faccia ed in uno stato di apertura e di innocenza si spinge fino al punto di farsi inghiottire dal lupo. Il cacciatore spunta al momento giusto per liberarla e per poterle permettere di conservare dentro di se' l'esperienza di questa immersione. La conoscenza ricevuta trasforma ulteriormente la bambina che mettendo le pietre nella pancia del lupo compie una sorta di vendetta rituale che le permettera' di elaborare la sensazione di spavento e il senso di colpa.
La fiaba nella versione dei fratelli Grimm precisa che cappuccetto rosso “brillava” nel ventre del lupo come una luce.
E anche se alla fine la bambina prende la decisione di non vagabondare nel bosco e' facile credere che cosi' non sara'. Alla prossima occasione prendera' la scorciatoia perche' la sua passione per l'amore e la vita e' troppo forte per accontentarsi della vita ordinaria.

Il lupo rappresenta le occasioni inattese della vita, estranee al nostro universo abituale, intense, persino temibili, che d'un tratto ci risvegliano e ci invitano ad imboccare delle scorciatoie che corrispondono alle nostre attitudini inibite.
La fiaba suggerisce di rispondere ad esse senza abbandonare la direzione originale: si tratta di camminare fuori dal sentiero pur restando sul sentiero. La pratica della duplice attenzione contribuisce a spalancare la nostra ricettivita' e la nostra intuizione. Ma attenzione: tutto questo e' possibile se c'e' un cacciatore che veglia su di noi e ci salva dall'inghiottimento ovvero una coscienza che ci sappia mettere in guardia da scorciatoie che potrebbero farci perdere i nostri pezzi!

per tutto questo merci a Edouard B. e Jean Pascal D.

sabato 18 aprile 2009

Tutto questo e' per me

...ed alla fine mi resta
Un fiore bianco.
Ogni petalo si apre
e mi racconta la sua storia
diversa,
unica,
irripetibile.
Un linguaggio simbolico
udibile solo per me,
visibile solo per me,
che ha significato per me.
Come lo e' il fiore per me.
Come lo e' ogni petalo di quel fiore per me.
Tutto questo e' per me.
...ed alla fine io inizio
e vado fino alla fine.

Consapevole che ci sara', ancora una volta, la prossima volta,
bb

martedì 14 aprile 2009

La pratica della fiaba - intro -

Oggi più che mai si sta assistendo ad una riscoperta e valorizzazione della fiaba, dei racconti e delle storie riconoscendone un valore educativo e terapeutico.
Per aiutare il bambino e accompagnarlo nella sua fase di crescita si possono creare dei racconti insieme a lui partendo dallo stato d’animo che preme più in quel momento
Inventare, creare, costruire delle storie con i bambini spalanca la via all’intelligenza emotiva/creativa di cui tanto si sente parlare (Goleman).
Con l’invenzione di un racconto, una fiaba, una storia si aiuta il bambino a dare voce alla propria fantasia, ai propri sentimenti, ai propri sogni, desideri ma soprattutto ai bisogni: il bisogno di essere rassicurato, coccolato, amato, protetto.
Aiutare il bambino ad identificare lo stato d’animo che vive senza averne timore è molto importante, e questo perché la paura delle emozioni e di quello che il corpo ci vuole comunicare tramite loro porta a non conoscersi. La conoscenza emotiva di sé, di quello che si prova in determinate circostanze aiuta a vivere bene senza sentirsi in balia degli altri o degli eventi che ci accadono.
Ecco allora che scrivere insieme una storia ha un forte significato relazionale e terapeutico.
Ma le fiabe che ci raccontavano i nostri nonni e genitori hanno ancora molto da dirci ed e' di quelle che vi voglio parlare...le fiabe ,apparentemente semplici racconti per bambini, non sono semplici storie inventate, esse parlano di noi e del sentiero che seguiamo, ed e' spesso illuminante rileggere la nostra fiaba preferita oggi...che siamo diventati grandi!
Come e' possibile che racconti cosi' semplici e pieni di magie possano avere grandi insegnamenti per noi adulti?!
Io credo che le fiabe non siano fatte per addormentare ma al contrario per risvegliare la coscienza di se'. La tradizione da cui attingono costituisce una fonte di saggezza unica alla base di tutte le spiritualita' e religioni che nella fiaba si presenta in maniera semplice e pura.
La fiaba e' uno specchio nel quale siamo invitati a guardarci, non in maniera narcisistica ma per osservarci e capire.
Alla prossima volta,
bb

lunedì 13 aprile 2009

Parco vita - prima parte-

,tMi piace molto passeggiare lungo la martesana, in questo periodo poi e' meravigliosamente colorata con l'arrivo della primavera, ed e' proprio in una di queste passeggiate che l'ho incontrato per la prima volta.
Era su una bicicletta stranissima: una ruota molta grande dietro ed una piccolina davanti, un manubrio altissimo con una specie di parabrezza fatto di piccoli pezzi di vetro colorato. Si e' fermato vicino a me, mi ha fissato negli occhi e quando e' sceso dalla bicicletta per venirmi incontro mi sono accorta che...era un nano!!!
Il suo viso era quello di un adulto ma il suo corpo era quello di un nano.. Ha continuato a fissarmi per un po' senza dire nulla poi ha fatto un giro attorno a me e prima di andarsene mi ha consegnato un volantino arancione.
...ma come poteva guidare una bici del genere? E come aveva fatto a scomparire cosi' velocemente?
Il volantino era la pubblicita' di un parco vita...un parco vita?! Cosa vuol dire? Ho sentito parlare di percorso vita, parco giochi,parco dei divertimenti ma....parco vita...proprio no!
Non c'era nessuna spiegazione, c'erano solo le indicazioni per arrivarci ed un indovinello da risolvere per poter entrare:
“chi si prende cura di chi si prende cura?”
...bah...ero ancora frastornata e stupita di aver visto quello strano figuro ...se non fosse per il volantino che avevo in mano avrei creduto ad una allucinazione...
vabbe' torniamo alla “normalità” ora credo di aver passeggiato abbastanza per questa volta.
Alla prossima ,
bb

domenica 12 aprile 2009

Yoga e psicomotricita'

“La mia psicomotricita' e' pura la tua e' contaminata!”...e' in seguito a questa frase sentita ad un convegno che ho cominciato a chiedermi se io fossi “pura” o “contaminata”....
...ebbene si', lo ammetto: sono una psicomotricista “contaminata” .... contaminata dalle esperienze che faccio, dalle persone che incontro, dalle cose che vedo, da cio' che sento, da cio' che faccio, dalle relazioni che instauro....la “mia” psicomotricita' risente di tutto questo.
Molto volentieri accolgo ed utilizzo nella mia pratica elementi di arteterapia, di yoga, di creativita', di musicoterapia e di teatro. Questo non vuol dire assolutamente confondere i ruoli, per me molto chiari, o perdere di vista la propria identita' professionale, vuol dire mantenere una mente aperta, avere un approccio globale nei confronti dell'altro e trovare un giusto equilibrio tra tecnica riabilitativa e relazione, vuol dire adattarsi ai bisogni ed interessi dell'altro .
Accetto dunque con piacere l'invito di chi mi ha chiesto di scrivere a proposito delle contaminazioni della “mia” psicomotricita' iniziando a raccontarvi di yoga...

Il mio approccio con questa disciplina risale a circa 4 anni fa ed e' stato molto faticoso probabilmente perche' ero prevenuta. Ero stata spaventata dai discorsi scoraggianti (ed ignoranti...) che mi avevano condizionata, ma quando poi ho cominciato mi sono resa conto che molte delle cose in cui credevo, delle cose che facevo erano vicine allo yoga e soprattutto trovavo un infinita' di lati che combaciavano con la psicomotricita'.
Dopo un iniziale momento di stupore e di incredulita', per non essermi avvicinata prima a questa disciplina, ho incominciato a praticare in maniera piu' consapevole ed ho iniziato un cammino di crescita personale e professionale attraverso corsi di formazione per insegnare yoga ai bambini che mi hanno portata a sperimentare elementi dello yoga nelle sedute di terapia psicomotoria.

Lo yoga pensato per i bambini è quasi una disciplina a sé, una forma di gioco nel quale i bambini imparano a percepirsi, a controllarsi, a sviluppare la consapevolezza del respiro, a migliorare la concentrazione e a rilassarsi.
Con la pratica degli asana, la colonna vertebrale, i muscoli e le articolazioni vengono mantenuti in uno stato di salute, la respirazione profonda stimola la circolazione, aiuta a rilassare i più iperattivi, migliorando la capacità di attenzione, concentrazione e memoria. Reintegra le energie portando alla stabilità emotiva e aumentando la fiducia in se stessi. Le varie posizioni (asana)che simboleggiano animali,piante,oggetti vengono insegnate attraverso l'imitazione: i bambini diventano una rana saltellante, un ponte solido,un albero che affonda le radici nel terreno.
Lo stesso accade per gli esercizi incentrati sulla respirazione: usando ancora una volta la forza dell'immaginazione i bambini diventano palloni ,raccolgono i raggi dell'arcobaleno...
Lo yoga, inoltre, è anche un ottimo strumento per l'educazione sociale ed affettiva dei bambini, in quanto li avvicina emotivamente, sviluppa in loro il rispetto per gli altri, la solidarietà e l'amicizia.
Lo scopo dello yoga per bambini e' quello di aumentare la capacita' di scoprire il proprio corpo,le emozioni,i pensieri e favorire uno sviluppo armonico. ....non e' forse anche questo lo scopo dell'educazione psicomotoria?

al prossimo aggiornamento,
bb

venerdì 10 aprile 2009

Il ritratto di Marianna


C'era una volta, tanto tempo fa, in un regno sotto al mare, una piccola sirenetta di nome Marianna.
Il suo maestro, il delfino Marco, le aveva dato un compito: costruire il proprio autoritratto.
Marianna per essere certa di fare bene il dipinto incomincio' ad andare in giro a chiedere a tutti i pesci che incontrava: “Chi sono io? Che cosa so fare? E' vero che i miei occhi sono belli? E' vero che sono intelligente?...”
Continuo' per un po' di tempo fino a quando non le sembro' di aver raggiunto abbastanza risposte per poter fare il famoso autoritratto.
Purtroppo, ogni volta che si metteva davanti al cavalletto per dipingere, quasi come per incantesimo, si dimenticava tutto e non riusciva a mettere sulla tela nessun colore.
Fu cosi' che riprese ad andare in giro a chiedere: “Chi sono io? Quanto valgo? ...” e siccome era una sirenetta bella, gentile ed educata tutti le davano delle buone risposte e questo la faceva stare bene.
Marianna, quindi, si abituo' presto ad usare gli altri come uno specchio in cui riflettersi e smise di pensare al suo autoritratto.
In quell'angolo della sua stanza dedicato alla fiducia in se' stessi appese una cornice vuota.
In questo modo senza accorgersi si ritrovo' prigioniera degli altri e costretta a fare le cose sempre meglio per non perdere l'approvazione e per avere le loro risposte.
Quando le facevano i complimenti per tutto cio' che sapeva fare la sirenetta era contenta e a suo agio perche' corrispondevano alla sua cornice vuota ma quando le facevano delle critiche o semplicemente delle osservazioni cadeva in crisi e si sentiva sola e abbandonata.
Marianna incomincio' ad alternare momenti di gioia a momenti in cui si arrabbiava moltissimo con gli altri che la facevano stare male.
Un giorno' si arrabbio talmente tanto da avere paura di se ' stessa ed incomincio' a nuotare con tutte le sue forze andando sempre piu' lontano.Faceva molta fatica, le sembrava di essere controcorrente, l'acqua era molto fredda e ad un certo punto si rese conto che legato alla sua coda c'era un sacco molto pesante che la frenava e le impediva di muoversi. Si fermo', sciolse il nodo , apri' il sacco e dentro trovo' la sua rabbia “mascherata”: un grande dolore,l'angoscia di essere abbandonati,la paura di non farcela da sola e tante altre emozioni e sensazioni che aveva nascosto e che si erano accumulate nel tempo fino a riempire questo sacco che ora le impediva quasi di nuotare appesantendole la coda.
La coda e' la parte del corpo piu' importante per una sirena, e' cio' che serve per darsi lo slancio e nuotare con piu' forza ma e' anche la parte del corpo che rende cosi' armonioso il suo movimento nel nuotare.
Marianna capi' allora che negando tutte quelle emozioni stava perdendo non solo la sua forza ma anche la sua dolcezza....stava perdendo se' stessa.
Quando riusci' a sentire ed integrare dentro di se' tutte quelle emozioni nascoste, il sacco si svuoto'.

L'ultima emozione ad uscire fu la rabbia che le consegno' una chiave: la chiave del cassetto di camera sua.Tornata a casa la prima cosa che fece fu quella di andare ad aprire quel cassetto dove trovo' le conchiglie che aveva raccolto insieme al suo maestro delfino . Dentro ad ognuna di queste c'era una perla che corrispondeva ad una sua capacita'.
Aveva smesso di raccogliere conchiglie nel momento in cui aveva iniziato ad inseguire le immagini riflesse nello specchio degli altri....

...E' passato tanto tempo e qualcuno mi ha detto di avere incontrato Marianna, ormai grande, che indossava una splendida collana di perle...

Alla prossima volta
BB

martedì 7 aprile 2009

Il corpo parla e ... ascolta!

Oggi ho assistito ad un "conflitto a fuoco" tra due persone dove le armi erano rappresentate dalle parole, dalla postura del corpo e dal tono di voce...ero letteralmente in mezzo ai due fuochi e come spettatrice ho avvertito tensione muscolare, tachicardia e....voglia di cercare l'uscita di sicurezza!
Ho visto una forte carica di aggressivita' e l'ho, mio malgrado, assorbita con il corpo, che ora e' stanco come se avesse combattutto..... e penso.... se le persone che si sono aggredite oggi fossero state due persone per le quali io nutro grande affetto come ad esempio mia mamma e mio papa'? e se io fossi un bambino e non potessi prendere "l'uscita di sicurezza?"
...chissa' quanto il mio corpo avrebbe assorbito pur non facendo parte del conflitto...dunque il corpo parla, ascolta e ricorda...attenzione!

alla prossima
bb

lunedì 6 aprile 2009

Psico che?????


….Psico che????


Quante volte mi e’ capitato di dover rispondere alla domanda “…e tu che lavoro fai?” “sono una psicomotricista” …PSICO CHE???? E ammetto che tante volte ho glissato, tante volte dopo una spiegazione di 10 minuti alla frase “insomma sei una specie di fisioterapista?” ho risposto: “si…piu’ o meno…”.per evitare di perdere tempo…ARGH!!!! Sono ormai 11 anni che lavoro come psicomotricista in ambito terapeutico e sono diventata, anno dopo anno, sempre piu’ consapevole del fatto che quello che vivo nella stanza di terapia con ognuno dei piccoli “amici” che mi trovo sul cammino e’ un incontro che spesso e volentieri si trasforma in qualcosa di unico ed irripetibile…. a volte quasi magico! Tutto questo pero’ e’ difficilmente comprensibile e condivisibile se non con chi fa il mio stesso lavoro ed e’ per questo che vorrei condividere con voi le mie riflessioni, le mie emozioni in merito all’importanza del momento in cui incontriamo l’”altro”…per “Altro” mi riferisco ai bambini e alle loro famiglie… L’emozione nel comunicare senza parlare, gli sguardi pieni di significato, il contatto talmente profondo da sembrare “interno”,sentire il dolore dell’altro ma anche gioire con l’altro, provare sulla pelle il significato di abbandonarsi all’altro, fidarsi dell’altro,sentire la paura che paralizza,provare il senso di onnipotenza che combatte contro il senso di impotenza…tutto questo e molto altro ancora e’ il pane quotidiano dello psicomotricista… Sono infinite le emozioni e gli scambi di informazioni che avvengono nella sala di psicomotricita’ e lasciano un segno sia sul bambino che sulla psicomotricista che ne esce arricchita, appesantita, forte, fragile ma alla fine CONSAPEVOLE … Consapevole che il proprio lavoro e’ un modo di essere, una mentalita’, un modo di andare incontro all’altro con una mentalita’ psicomotoria…e consapevole del fatto che non potrebbe fare altro lavoro che questo! …che fatica pero’ essere psicomotricisti in un istituto che prevede un trattamento dopo l’altro senza stacco… ….alla fine della giornata ti ritrovi ad aver vissuto 10 trattamenti ed essere completamente alienata!!! …ma la speranza di poter lavorare in maniera meno “disumana” non muore mai ….ed allora lavoro sodo su me stessa affinche’ la mia speranza non sia vana…

domenica 5 aprile 2009

Giocolieri e bradipi

Un vestito verde con i fiorellini arancioni, capelli rossi ricci un po’ raccolti un po’ no, un gran sorriso ricco di luce, mi fermo ad osservarla: e’ una giocoliera.

Le classiche palline a spicchi giallo, rosso, blu e verde passano ritmicamente da una mano all’altra e poi rimangono in aria il tempo necessario. All’inizio tre palline, poi aumentano fino a perdere il conto. Sono talmente tante. Mi incanto, e’ quasi ipnotica, ma come fa? E continua, continua, continua …fino a che: TAC.

Una pallina cade. Il ritmo si perde, la giocoliera si deve fermare.

“…cerco soltanto un tempo x riposare…” inizia cosi’ la canzone che mi fa venire voglia di scrivere.

Questi ultimi giorni sono stati intensi per me ,piu’ del solito, ricchi di emozioni particolarmente forti … inevitabile non esserne travolte…

E’ perfettamente chiaro che l’empatia che e’ alla base del mio lavoro (e del mio modo di essere) non comporta portare i dolori dell’altro sulle proprie spalle ma comporta a volte il rischio di “bruciarsi”. La “famosa”, ma non abbastanza, Sindrome da Burn-out e’ uno dei rischi della mia professione. E’ il mio lavoro da ormai un po’ di anni ed ho imparato a “staccare” e a non portare il lavoro a casa ma a volte qualcosa sfugge di mano ed e’ necessario, allora, fermarsi e vedere se si sta andando nella direzione giusta, se si deve allentare il ritmo o cambiare strategia per evitare appunto di bruciarsi…

Questa volta non mi sono bruciata, ma forse una “scottatura” l’ho presa. Ed ora aggiungo un altro paziente alla mia lista: me stessa!

Nelle favole arriva sempre un brutto giorno che mette l’eroe nella situazione di dover affrontare la sfida e fare un passo avanti nella crescita. Grazie a quel brutto giorno la favola evolve in modo tale che abbia significato per chi la legge (…o per chi la scrive…)

Anche se non e’ bello dirlo anche nella vita arriva un giorno piu’ o meno brutto che ti obbliga a fermarti o semplicemente a procedere con maggior lentezza facendo una cosa alla volta, girando ad una diversa velocità, gustandoti ogni attimo, ogni incontro…GUSTANDO-TI

Non posso che concludere dunque “rubando” le parole alla canzone che mi ha ispirato :

“….cerco soltanto un tempo per riposare,

su questo rame che mi fa ballare

e con la testa rivolta in alto,

le braccia al cielo ed un appiglio saldo

parte dal cuore quel buonumore….

…vita, vita mia bella

tra le tue foglie

ripenso all’uomo

e lacrima si scioglie.

Come d’incanto si apre un varco

a trovar gioia a scacciar via il pianto

perche’ ricambio con il sorriso di chi….” ;)

(“L’albero dei bradipi” -Sursumcorda-)

Alla prossima volta,

BB

sabato 4 aprile 2009

una bianca naturale ed una piccola rossa

“…e poi ci troveremo come le stars a bere del whisky al roxy bar…”
non era il roxy bar, non era whisky ma di sicuro erano due stars, nel senso di stelle, quelle che ieri sera ho visto sedute ad un tavolo di una birreria.
Quando ero giovane spesso anche io passavo le serate in birreria con il fidanzato o con l’amica del cuore a parlare del presente e del futuro con lo sguardo rivolto verso i sogni.
Quando si inizia a parlare del passato vuol dire che si sta invecchiando e non si frequentano piu’ le birrerie.
Ma quelle che ho visto a quel tavolo ieri sera, erano una donna di 35 anni ed una di 53; sedute una di fronte all’altra: parlano, ridono, si commuovono e poi ad un certo punto cambiano posizione e sono una di fianco all’altra con il tavolo che le separa e allungando le gambe sulle rispettive panche guardano verso il muro…il loro futuro.
Non si guardano piu’ negli occhi come prima ma continuano a parlare.
Pur essendo una accanto all’altra, sono ognuna sulla propria strada; ognuna sa che deve percorrere la propria strada e l’altra fara’ il tifo per lei, ascoltera’ le nuove avventure della sua amica, la lascera’ andare aspettandola. Sono vicine ed allo stesso tempo lontane, consapevoli che lasciare libera l’altra significa averla sempre accanto.
Parlano del loro futuro, dei cambiamenti …non hanno eta’.
…ecco questo e’ quello che ho visto ieri sera a quel tavolo: non e’ l’eta’ cronologica che fa la differenza e’ l’eta’ dell’anima.
Quelle due donne al tavolo erano proiettate nel futuro e piene di vita nel presente.
… essendo di natura ottimista so che mi capitera’ ancora di vedere situazioni di questo tipo…sì, di vedere “Una piccola rossa ed una bianca naturale” che escono dal locale sotto la pioggia una sera di marzo…

..anche per queste cose vale la pena di dire: “si’, io mi godo, attimo dopo attimo, tutto cio’ che c’e’ da godere… bevo fino all’ultima goccia questo nettare e mi lecco le labbra!”

Alla prossima volta,
bb

venerdì 3 aprile 2009

Una tavolozza di emozioni


Ci sono tanti sentimenti che si stemperano nella tavolozza del mio cuore e della mente, flussi di pensieri ed emozioni che spesso trascuro ignorando che ognuno di loro contribuisce a creare quel dipinto cosi' unico ed irripetibile che e' la mia vita interiore.
Spesso sono travolta da ondate di sensazioni che non so distinguere e riconoscere ma quando anche avessi imparato ogni piu' segreta sfumatura del vocabolario emotivo, resterebbe molto difficile comunque trasferire ad un altro essere umano la vastita' del mio vissuto.
Posso solo provarci, ed e' cio' che faccio ogni giorno, pur essendo certa che il mio vissuto arrivera' all'altro carico anche del momento di condivisione e si sfumera' cogliendo anche il vissuto di chi mi e' di fronte in quell'attimo.
Le emozioni provate nella separazione dalla persone care, nei nuovi incontri, negli attimi di realizzazione improvvisa su noi stessi e sulla vita, nei successi e nelle sconfitte...quei sentimenti speciali si fermano nei nostri sguardi, nei nostri respiri,negli angoli nascosti della nostra anima.
..ed e' li che di tanto in tanto mi rifugio...

alla prossima
bb

giovedì 2 aprile 2009

Una rete di amicizie o amicizie in rete?

Tempo di facebook …tempo di amicizie in rete: compagni di scuola, colleghi, vecchie conoscenze, cugini, persone che hanno lo stesso cognome ma che non si conoscono,categorie professionali, tutti alla fine si ritrovano “virtualmente” su facebook come in una grande carrambata…. “che fine hai fatto?” “Ti sei sposata?…” “e adesso dove abiti?”…

Iniziano scambi di messaggi pubblici o privati in cui ci si racconta la vita, si riallacciano i contatti. In alcuni casi nascono vere e proprie corrispondenze e l’amicizia diventa “scritta”…lunghi scambi di riflessioni, vissuti, emozioni ….

Tutto questo mi fa pensare a quando andavo a scuola e avevo tanti amici di penna i famosi “pen pal” , nominativi di persone che mi erano state assegnate e con le quali potevo scrivere per migliorare l’uso della lingua straniera. Ho mantenuto queste amicizie per tanto tempo fino a che poi, per vari motivi , si sono “esaurite”.

Era bello tornare a casa da scuola e vedere nella casella la lettera rettangolare con i bordi rossi bianchi e blu e la scritta “air mail” …a ripensarci sento ancora l’emozione nel cuore e mi rivedo felice salire in ascensore con la lettera in mano, aprirla con calma poco dopo, in camera sdraiata sul letto.

Ora di lettere cosi’ non ne ricevo piu’. Ricevo mail…lo so, se ne e’ gia’ parlato tanto di tutto questo e non saro’ certo io ad aggiungere altre parole…..semplicemente volevo condividere con voi questa possibilità di avere “amici di rete” (e non piu’ di penna…) con i quali scrivere pensando che forse puo’ capitare che possa nascere un’ amicizia …. ma si’….. perche’ no? …anche cosi’!

va bene, ora, continuo a riflettere…

Alla prossima volta,

BB :-)

mercoledì 1 aprile 2009

Silenzio



silenzio

solo il dolore del nodo allo stomaco

silenzio

si e’ bloccato tutto

silenzio

respiro

silenzio

ascolto

silenzio

apro gli occhi:

quel dolore non e’ mio….

finalmente le lacrime

silenzio

il nodo si e’ sciolto

silenzio

va tutto bene,

sono stanca

ed ho bisogno solo di un po’ di silenzio

….ma Ludovico puo’ continuare a suonare….

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